sabato 12 giugno 2010

Rispettabile collega,

ti chiedo di dedicarmi una parte del tuo prezioso tempo.

La mia candidatura alle prossime elezioni del Consiglio Superiore della Magistratura, in quanto autonoma, non è sostenuta da alcuna campagna informativa di tipo correntizio.
L'unico modo che ho per propormi agli elettori è quindi una brevissima presentazione personale ed una sintetica illustrazione di appena cinque punti fondamentali del mio programma.

Sono Edoardo CILENTI, ho 43 anni e sono nato e vivo a Napoli. Sono stato nominato uditore giudiziario con D.M. 30.5.1996. Dal 30.11.2009 svolgo le funzioni di giudice del lavoro presso la Corte di Appello di Napoli. Precedentemente sono stato giudice del lavoro presso il Tribunale di Napoli. Ho svolto anche le funzioni di giudice penale e di giudice minorile.
Con una candidatura da indipendente, il 7 aprile 2008 sono stato eletto componente nonché segretario del Consiglio Giudiziario del distretto di Corte di Appello di Napoli. In seno al Consiglio sono stato eletto altresì componente della Commissione di vigilanza sugli uffici giudiziari.

Un programma elettorale troppo lungo ed articolato corre il rischio di essere posposto dai colleghi che già impiegano gran parte della giornata nello scrupoloso e impegnativo assolvimento dei loro compiti istituzionali. Per questo motivo ho pensato di ridurre il mio intervento a soli cinque argomenti che ritengo particolarmente importanti ed attuali. Ma ti prego di non esitare a contattarmi al mio indirizzo di posta elettronica shevardnadze@libero.it , qualora tu avessi interesse ad approfondire con me ogni altra tematica che dovrà essere affrontata nel prossimo quadriennio di autogoverno della magistratura.

1) L'intransigente difesa dei valori di autonomia ed indipendenza della magistratura dovrà costantemente impegnare il prossimo CSM, non solo con astratte affermazioni di principio ma soprattutto con concrete reazioni ad ogni tentativo di indebolimento e controllo dell'ordine giudiziario nel suo insieme o di ciascun giudice o pubblico ministero.
L'imparzialità della funzione giudiziaria è oggi costretta a subire reiterati attacchi esterni da esponenti politici ed organi di informazione, che hanno ormai raggiunto gli estremi dell'esasperazione e della punizione sfruttando surrettiziamente gli strumenti degli inasprimenti disciplinari, dei tagli retributivi e della diffamazione mediatica. Non meno pericolosi si sono rivelati certi condizionamenti interni nati dalla degenerazione del sistema delle correnti, che, da luoghi dedicati al dibattito culturale ed ideale, purtroppo si sono trasformate in centri di opportunismo clientelare e di carrierismo privilegiato.
Con la sentenza n.9296 depositata appena lo scorso 24 maggio, il Consiglio di Stato ha annullato l’ennesima delibera del CSM di conferimento di incarico apicale, criticando in particolare l’eccessiva considerazione attribuita ai ruoli e agli incarichi extra giudiziari rispetto al lavoro diligentemente svolto in ambito strettamente giurisdizionale.
L'autonomia ed indipendenza della magistratura appare continuamente minacciata non solo dal tentativo esterno di addossare ai giudici ed ai pubblici ministeri la responsabilità dello sfascio della giustizia italiana, ma anche dalla disfunzione interna che premia ingiustamente l'appartenenza correntizia di pochi a discapito dell'imparziale professionalità di molti.
Non è peraltro azzardato cercare di cogliere un allarmante parallelismo fra l'insofferenza al controllo giudiziario, la dissennata legiferazione degli ultimi anni e gli ormai endemici tagli alle spese degli uffici giudiziari imposti dalla politica, e certe logiche correntizie che hanno d'altra parte ingenerato finanche negli stessi magistrati un'evidente sfiducia nel loro massimo organo di autogoverno.
E' allora necessaria una svolta radicale nei metodi decisionali del CSM che ripudi apertamente la prevalenza degli interessi associativi su quelli della giustizia, perché soltanto così la rivendicazione di autonomia ed indipendenza della magistratura potrà riacquistare credibilità agli occhi dei cittadini e riuscire vincente su di un progetto politico avverso ma di grande suggestione popolare.

2) La più rapida e trasparente trattazione di tutte le procedure e le pratiche di competenza del prossimo CSM dovrà garantire una migliore efficienza definitoria e soprattutto una maggiore partecipazione dei magistrati interessati, ai quali va riconosciuto il diritto di seguire da vicino e di controllare i lavori consiliari che li riguardano.
La moderna tecnologia informatica consente oggi collegamenti telematici audio e video in tempo reale, cosicché con poca spesa alle attività del CSM potranno assistere a distanza tutti i magistrati abilitati da un apposito codice di accesso. Un'identica garanzia di correttezza è da anni già prevista per i lavori parlamentari che vengono trasmessi - in diretta - da speciali canali televisivi e radiofonici.
Ugualmente va agevolato il contatto diretto del magistrato interessato con il consigliere titolare di una procedura o di una pratica che lo riguarda, per ottenere anche per posta elettronica o per telefono tutte le informazioni sullo stato e l'andamento del procedimento e soprattutto dettagliate spiegazioni di eventuali ritardi o impedimenti.

3) L'immediato miglioramento delle condizioni e dei carichi di lavoro dei magistrati deve essere messo fra gli obiettivi prioritari del prossimo CSM, quantomeno perché l'insostenibile mole di cause civili e processi penali espone ogni singolo giudice o pubblico ministero a responsabilità civili, contabili e disciplinari per mancanze che dipendono principalmente da disfunzioni di sistema e di apparato.
La questione dei cosiddetti "carichi esigibili" deve allora essere affrontata senza remore ed ipocrisie con gli strumenti di normazione secondaria a disposizione del Consiglio, ovviamente non come opportunistica limitazione del massimo impegno di ciascun magistrato ma soltanto come clausola di salvaguardia da irragionevoli addebiti alla dignità ed onorabilità della funzione giudiziaria.
In altre parole un quantitativo abnorme di affari penali e civili mette inevitabilmente i giudici ed i pubblici ministeri in una condizione di perenne ritardo ed inadempienza e di probabile errore o difetto di qualità, con la conseguenza che la mancanza di un limite certo di umana esigibilità li espone alla continua minaccia quantomeno di avvio di ingiusti procedimenti sanzionatori.
Qualsiasi determinazione di uno standard di rendimento elaborato dalla apposita commissione tecnica istituita a suo tempo dal CSM, dovrà inoltre essere necessariamente sottoposta al preventivo dei colleghi di tutti gli uffici giudiziari.
La temporaneità degli incarichi dirigenziali, se da un lato ha certamente determinato una positiva svolta di mentalità, per altro verso “spinge” i capi degli uffici a sfidare sempre più l’umana esigibilità per rincorrere risultati elogiativi di se stessi. Tutto ciò a discapito dell’autonomia del singolo magistrato e della qualità professionale del lavoro, in una prospettiva di occhiuto e talora sordo controllo burocratico. Il lavoro come “produzione” ha per obiettivo solo la sua crescita esponenziale e si contrappone al lavoro come “servizio”, che persegue non solo il risultato di beni e merci ma anche l’erogazione di tempo, di cura, di relazione e di intelligenza.

4) L'urgente istituzione di un efficiente apparato di collaboratori del giudice e del pubblico ministero deve essere subito programmata ed attuata dal prossimo CSM, cosicché ciascun magistrato possa disporre, in aggiunta a cancellieri, segretari, ufficiali giudiziari e polizia giudiziaria, anche di una vera e propria struttura di giuristi dei quali sia comunque l'unico vertice decisionale.
La creazione del cosiddetto "ufficio del giudice" deve allora essere realizzata senza alcun esborso finanziario con gli strumenti di normazione secondaria a disposizione del Consiglio e con protocolli di intesa con gli istituti universitari di specializzazione in discipline giuridiche, che nei loro programmi scientifici inseriranno tirocini obbligatori e gratuiti degli studenti presso gli uffici giudiziari.
La riuscita del progetto resta affidata alla reciproca convenienza degli specializzandi a sfruttare un'occasione unica di formazione giuridica non solo teorica ma anzi di concreto accesso alle cause civili ed ai processi penali, e dei giudici e pubblici ministeri affidatari ad ottenere una collaborazione qualificata e spontanea nello studio delle questioni in diritto e nelle materiale stesura delle motivazioni.

5) La necessaria soluzione dell'annoso problema della copertura delle sedi giudiziarie disagiate deve essere definitivamente approcciata e risolta dal prossimo CSM con un radicale cambio di rotta, visto che l'attuale politica degli incentivi di tipo esclusivamente economico non ha indotto i magistrati più esperti ad affrontare numerosi il cambiamento di regione e di funzione giudiziaria.
La normativa d'urgenza che ha introdotto i trasferimenti d'ufficio anche fuori distretto, soprattutto per rimpinguare i crescenti vuoti di organico nelle Procure della Repubblica, appare subito in contrasto col principio costituzionale dell'inamovibilità e nuovamente penalizzante per i magistrati più giovani. Insomma ancora una volta il legislatore è intervenuto brutalmente nei vuoti decisionali del CSM.
Soltanto garantendo ai giudici ed ai pubblici ministeri più anziani concrete prospettive di carriera come incentivo per aver richiesto spontaneamente di trasferirsi e rimanere in sedi disagiate o funzioni non gradite, sarà veramente possibile conciliare efficienza degli uffici giudiziari, rispetto dell'autonomia ed indipendenza dei magistrati e meritocrazia di quanti hanno scelto di sopportare maggiori sacrifici.
Tuttavia la soluzione degli incentivi di carriera è fino ad oggi rimasta sgradita al sistema delle correnti, perché è chiaro che essa limiterebbe l'ampia discrezionalità dei consiglieri che vi sono iscritti, di attribuire incarichi semidirettivi e direttivi a loro piacimento.

Sono in definitiva convinto - e di tanto assicuro che mi farò promotore in caso di elezione al prossimo CSM - che la valutazione dei giudici e dei pubblici ministeri, ai fini sia della progressione in carriera che del conferimento di incarichi dirigenziali, dovrà essere necessariamente vincolata a criteri oggettivi e prestabiliti.
Occorre dare assoluta prevalenza alla valutazione dell’attività del magistrato nell’esercizio delle funzioni giudiziarie, alla capacità nella gestione dei procedimenti affidatigli ed alla disponibilità a ricoprire posti disagiati o comunque più gravati di lavoro.
Bisogna invece escludere valutazioni di tipo extralavorativo e discrezionale, fino ad oggi normalmente utilizzate per favorire avanzamenti di colleghi “in linea di contiguità” con le correnti di appartenenza.

Confido pertanto nel voto dei colleghi che si riconoscono in questi principi e concordano con queste riflessioni, che potranno comunque essere oggetto di ulteriore dibattito con tutti coloro che desiderino discuterle ed approfondirle.